Beato chi ha paura

Che cosa ci insegna, drammaticamente, la cronaca di queste giornate in cui tutta l’Italia è zona rossa, secondo paese al mondo dopo la Cina per numero di morti e contagiati da Covid-19? Ci insegna ad avere paura. Ci insegna a non sottovalutare la paura, a capirla, a decifrarla. Ci insegna a trasformare quest’emozione in un’alleata, in una compagna, in una luce guida. E invece, lo leggo su tutti i giornali ogni mattina, la paura è demonizzata. Leggo verbi come fronteggiare, superare, sconfiggere, vincere, affrontare, annientare, come se la paura fosse il peggiore dei nemici, un altro virus che ha indebolito il nostro corredo genetico di animali sapienti.

E se la tanto temuta paura potesse esserci utile? Poniamo per un attimo che la paura sia funzionale. Scomodiamo per un secondo le mie tanto amate Neuroscienze. Senza entrare nei dettagli, ma facendo solo i neuroscienziati della domenica, potremmo dire che è stata (ed è) alla base di un meccanismo fondamentale di sopravvivenza. In passato, agli albori dell’umanità, ci aiutava a capire un pericolo imminente e a metterci in salvo… E oggi? Possibile che oggi, presi forse dalla necessità di essere ottimisti costi quel che costi, e costi una pandemia per esempio, la paura debba essere ghigliottinata senza pietà? Parliamo di una delle otto emozioni primarie e cioè una delle otto emozioni innate, che madre natura ha deciso essere fondamentali e comuni a tutte le popolazioni, senza alcun confine geografico e politico. 

E se invece di essere vittime dei nostri Bias, delle nostre scorciatoie mentali, credessimo che la paura abbia un significato? E se portasse un messaggio  che ci neghiamo di ascoltare?

Io credo che la paura sia un’alleata, e in questa situazione così grave un’alleata potentissima. Avessimo avuto un po’ più di paura prima, avessimo allertato i sensori della nostra cultura globalizzata, e avessimo capito che un’epidemia in Cina equivale a un’epidemia in tutto il mondo, forse avremmo reagito meglio a questa emergenza. Non lo abbiamo fatto e quindi, proprio per questo, continuiamo ad avere paura, e non c’è chiusura di frontiera, mascherina, gel, guanti – fortunato chi li trova, adesso – smart working, tanto sbandierato ma nei fatti di là da venire, che tengano. La paura è lì, accanto, dentro di noi. Una paura cresciuta, doppia, paura del presente e paura “al futuro”: cosa sarà del mio lavoro? cosa sarà delle mie competenze? saranno ancora utili dopo quindici giorni, un mese, due, tre, quattro mesi, e forse di più – perché queste sono le reali previsioni – lontani dall’ufficio?

La potenza dolorosa e costruttiva della paura, di questa forza che ci annienta ma potrebbe aiutarci a non fuggire impazziti, si misura in situazioni come queste. La paura ci aiuta a sollevare il velo anche delle nostre abitudini, singole e planetarie. Ho paura, mi attivo, intuisco. Una forma di meditazione. Certo, paradossalmente dobbiamo essere abituati ad avere paura, dobbiamo essere coraggiosi, allenati. Direi di più, dobbiamo imparare a essere leali con la vita. La nostra e quella degli altri. Mi vengono in mente le lunghe conversazioni con Paolo (Nespoli) quando mi racconta, ci racconta nei suoi straordinari talk, che anche lui, sì anche lui incursore in una guerra vera, il Libano, lui paracadutista, lui astronauta, ha avuto e ha paura. E il momento della paura disumana, perché fuori dai limiti umani, perché quella paura ti sta portando fuori dalla gravità terrestre, è quando Paolo è seduto sulla Soyuz, si accendono i motori, sotto di lui la forza di una bomba atomica, e si decolla. E in quel momento folle, dantesco, infernale e votato alla conquista del cielo insieme, Paolo ha paura. Ha paura di morire? No. È “morto” mille volte nel simulatore, si è allenato per questo. Ha paura di sbagliare una manovra, un dettaglio infinitesimale, e quindi compromettere la vita dei suoi compagni. E questa sana paura, che gli ricorda di essere il responsabile di altre vite, lo spinge a prepararsi e a essere vigile, oltre le normali capacità umane. 

Nessuno di noi sarà esposto alla paura “cosmica” di Paolo Nespoli, ma ricordiamoci che la natura della paura è la stessa, i neurotrasmettitori che accelera e sconvolge, se non controllata, sono uguali. Ed è uguale la possibilità di trasformare la paura nell’occasione per affrontare e comprendere l’imprevedibile. 

Forse vi sembrerà strano, ma nei momenti che stiamo vivendo, la paura è la soluzione. Ho paura, e allora la paura l’attraverso, chiedo alla paura, mi fido della paura. La paura mi dice che sto rischiando lavoro, business, competenze? Bene, allora mi allerto, cambio, mi aggiorno, mi rafforzo, mi strutturo diversamente, lascio “morire” quanto di vecchio, comodo, obsoleto, scaduto tecnicamente era in me, e mi reinvento, sono creativo con me stesso, il mio talento, i miei obiettivi, e combatto non contro la paura, ma contro la paura della paura che mi toglie visione, saggezza, equilibrio. E allora sì, accendo i motori, sento vibrare tutto, sento che sto ripartendo e vinco. E allora, grazie paura.

By | 2020-03-18T10:30:25+01:00 Marzo 17th, 2020|Uncategorized|